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Tempio Nuragico Malchittu

Il sito archeologico del Tempietto di Malchittu di Arzachena, si trova in un breve avvallamento incastonato fra le due cime più elevate, vi è un edificio a pianta subrettangolare con pareti curvilinee, quasi ad abside. Si tratta di un tempio che, per la particolarità dell’atrio quadrangolare precedente la camera, si inquadra nel tipo detto “a megaron”. Se ne conoscono altri esempi nel resto della Sardegna, ma l’ottimo stato di conservazione di quello di Arzachena ne aumenta l’interesse e consente, all’osservatore, di poterne interpretare con facilità l’aspetto originario.

Manca, infatti, solo il tetto ligneo che copriva sia l’atrio che la camera. Il tetto doveva essere a doppio spiovente, con una trave centrale, alla quale si appoggiavano trasversalmente i travetti che sostenevano le frasche a fasci ed intrecciate. Nell’atrio, che anche originariamente presentava il lato anteriore aperto, spicca la facciata del tempio, culminante con un frontoncino. Nella porta, delimitata in alto da un sottile architrave, si evidenzia uno degli accorgimenti tipici dell’edilizia nuragica: il finestrino di scarico, anch’esso architravato.

Caratteristico il sistema di chiusura che si rinviene anche nel nuraghe Albucciu: due nicchiette contrapposte per l’alloggiamento del palo di blocco della porta lignea. Superato il breve andito, le caratteristiche nell’unica grande camera del tempio fanno immaginare l’espletarsi di riti comunitari, ma è sconosciuta la divinità a cui erano rivolti. Un bancone appoggiato al muro di fondo accoglieva probabilmente il simbolo del culto e gli ex-voto, che lo scavo ha restituito purtroppo illeggibili, completamente triturati dal groviglio di radici del grosso leccio cresciuto sulle murature.

Inoltre, una serie di sedili lungo il lato destro della camera doveva essere riservata alle persone ammesse ai rituali, durante i quali doveva ardere il focolare circolare posto al centro dell’ambiente. All’originalità della struttura hanno risposto anche i dati di scavo: una serie di elementi scientifici che hanno consentito di attribuire la costruzione all’Età del Bronzo medio, la stagione nella quale il megalitismo nuragico trova la sua affermazione.


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